Occupazione abusiva immobile – Come difendersi
Come difendersi in caso di occupazione abusiva di un immobile
Negli ultimi anni, complice la crisi abitativa, c’è stata una sempre maggiore frequenza nel verificarsi dell’occupazione abusiva degli immobili
INDICE: Occupazione abusiva immobile – Come difendersi
- Occupazione abusiva immobile: di cosa si tratta
- Elementi del reato
- Come agire per difendersi dall’occupazione abusiva di una casa
- Azione di rivendicazione
- Azione di reintegrazione nel possesso
Occupazione abusiva immobile – Come difendersi
Occupazione abusiva immobile: di cosa si tratta
L’occupazione abusiva di un immobile si ha quando un soggetto si trasferisce arbitrariamente, senza alcun titolo di legittimazione (ad esempio un comodato d’uso o un contratto di locazione) presso un edificio che non è di sua proprietà.
Tale fattispecie di reato si manifesta anche quando il titolo di legittimazione era presente ma scaduto, come nel caso in cui il proprietario aveva affidato l’immobile in comodato d’uso gratuito e, su richiesta, colui che lo occupa non lo rilascia.
Per rientrare nel possesso dello stabile occorre rivolgersi a un avvocato per ottenere tutela.
Occupazione abusiva immobile – Come difendersi
Elementi del reato
Per tutelare il proprio diritto di proprietà/possesso è necessario che si verifichino gli elementi del reato, che sono:
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- l’atto di occupazione deve privare il soggetto legittimato (può trattarsi del proprietario, ma anche di usufruttuario o altro soggetto che ha un titolo) del possesso;
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- l’occupazione deve avvenire contro la volontà del possessore legittimato/proprietario o all’insaputa dello stesso;
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- l’occupante deve essere cosciente del fatto che sta occupando l’immobile contro la volontà del titolare del diritto o a sua insaputa.
Come agire per difendersi dall’occupazione abusiva di una casa
Al verificarsi di tali presupposti, è possibile agire per difendersi dall’occupazione abusiva della casa dando il via a diverse tipologie di azioni legali e con l’avvocato si può scegliere la strategia che nel singolo caso è ritenuta maggiormente valida.
Azione di rivendicazione
L’azione di rivendicazione ex articolo 948 del codice civile mira a determinare chi ha un valido diritto a fruire del bene. Si tratta di un’azione petitoria e colui che agisce deve dimostrare il suo diritto, ad esempio il proprietario deve palesare la proprietà attraverso un atto di acquisto dell’immobile.
Chi esercita l’azione di rivendicazione deve anche dimostrare che colui che ha occupato l’immobile non ha un valido titolo per poterne usufruire.
Questa procedura ha dei limiti, infatti da sola non basta a ottenere l’immediato rilascio, può essere esperita solo dal proprietario, ma a differenza delle altre tipologie che vedremo a breve non è sottoposta ad alcun termine di prescrizione.
Azione di reintegrazione nel possesso
Un’altra azione è quella di reintegrazione del possesso, che può essere esperita non solo dal proprietario, ma da chiunque abbia il diritto di occupare l’immobile (usufruttuario, titolare di un contratto di locazione o di comodato).
Questa tipologia di attività giudiziale però si prescrive entro un anno dallo spoglio avvenuto, oppure entro un anno dal momento in cui si è venuti a conoscenza dello spoglio.
Dopo aver attuato l’azione di reintegrazione del possesso è possibile ottenere anche un provvedimento cautelare per la liberazione dell’immobile:
è necessario che i fatti prospettati dal richiedente siano sufficientemente provati e che ci sia un periculum in mora, cioè il pericolo di avere dei danni nel lasso di tempo intercorrente tra la proposizione dell’azione e il termine della procedura di accertamento.
Se in seguito all’intimazione al rilascio dell’immobile, l’occupante rifiuta di liberarlo è possibile ottenere un provvedimento dell’ufficiale giudiziario che, anche tramite la cooperazione delle forze dell’ordine, può procedere ad un vero e proprio sfratto esecutivo.
Successivamente all’atto che intima il rilascio dell’immobile il giudice può anche provvedere al riconoscimento di un diritto al risarcimento del danno, questo non deve essere provato dal richiedente perché la Cassazione ha
certificato che è connaturato allo stesso atto illecito compiuto dall’occupante e viene calcolato tenendo in considerazione i canoni di locazione solitamente applicati e i valori di mercato. Inoltre, se il proprietario
dimostra che a seguito dell’occupazione abusiva ha dovuto provvedere a pagare il canone di locazione, potrà essere richiesto anche il risarcimento per tali esborsi che sarebbero stati evitati se l’occupante non avesse avuto il comportamento illecito.
Se hai subito l’occupazione abusiva di un immobile, richiedi assistenza legale attraverso AvvocatoSubito.
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